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"Ecco la mia ricetta per diventare Schiappa di successo"

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Una geniale serie per ragazzi da 150 milioni di copie vendute in tutto il mondo: è il record che Jeff Kinney ha battuto con il nono titolo, uscito in originale a novembre, Diary of a Wimpy Kid. The Long Haul , e con la traduzione italiana del penultimo, Diario di una schiappa. Sfortuna nera (Il Castoro, pagg. 218, euro 12,50, traduzione di R. Bernascone) appena uscito in Italia e già ai vertici delle classifiche. Sono passati dieci anni da quando la serie esordì online su FunBrain.com: l'antieroe Greg iniziava la scuola media, compagni di scuola più alti, amici meno furbi e ragazze così complicate da perderci la testa. Oggi la Schiappa fa impazzire i ragazzini di 41 Paesi, ci hanno fatto tre film e in prima tiratura si stampa in 5 milioni di copie. Inevitabile chiedere il segreto di un successo così schiacciante a un ultraquarantenne che voleva tanto fare il fumettista ed era già contento della popolarità della sua striscia Igdoof nel giornale del campus negli anni '90, ma poi ha schiacciato persino Dan Brown con il suo prodotto ibrido, unico, imprevedibile.

Cinque passi per ipnotizzare un ragazzino con una storia.

«Di modi ce ne sono tanti. Però ho verificato questi: primo, humour . Anche una storia del terrore dovrebbe essere illuminata da momenti di leggerezza. I bambini leggono per piacere, come gli adulti. Bisogna farli ridere. Secondo: essere visivamente coinvolgenti. Completo le mie storie con le immagini per dare un break ai cervelli. Anche agli adulti serve: pensate solo alle foto nei magazine. Terzo, un autore non deve “scrivere addosso” ai bambini: all'inizio scrissi la mia Schiappa per gente già cresciuta, senza pensare al pubblico finale dei ragazzi. Questo mi ha permesso di evitare morali e manipolazioni del lettore. Quarto, bisogna scrivere di ciò che si conosce: Harry Potter è pieno di esperienze reali di quando la Rowling andava a scuola, è la verità che rende le storie raccontabili. Quinto, una storia deve essere originale. Se è una copia di altro, i ragazzi se ne accorgeranno».

Le differenze con la letteratura per adulti non sembrano molte...

«La linea si fa sempre più sottile. Molti oggi sono convinti che la fiction migliore sia quella young adult . Una storia ben raccontata è quel che è, non importa chi sia il lettore finale».

Ma le vere schiappe sono i grandi o i piccoli?

«Nei miei libri, ognuno ha le sue colpe. Greg pensa che tutti intorno a lui, specie gli adulti, siano pieni di difetti. E ha ragione. Ma Greg è il più imperfetto di tutti».

Se qualcuno non conoscesse Greg, come glielo descriverebbe?

«Greg Heffley è un preadolescente che affronta le sfide di un normale bambino. Cerca sempre il modo più semplice per cavarsela e i suoi piani gli si ritorcono contro. Non sarà un eroe, ma non è un cattivo ragazzo».

Lei che tipo di libri leggeva da bambino?

«Fumetti. Mio padre collezionava le storie di Paperino e Paperone scritte da Carl Barks negli anni '40, '50, '60. Dentro c'era tutto: dall'azione all'avventura all'ironia. E ho capito che anche nelle pagine di un fumetto può esserci grande letteratura».

Nella sua famiglia c'era una tradizione di storie...

«Raccontavamo ogni storia più volte. E poi ancora. Nei miei libri ho cercato di catturare questa tradizione orale. L'ho messa nel mio “frullatore narrativo”, quindi non è più riconoscibile. Ma nei Diari c'è tutto il DNA della mia infanzia».

È questo il segreto della Schiappa?

«Il segreto è l'ironia. Ma anche il formato: portare i fumetti dentro la storia ha scatenato una magia».

E soprattutto niente morale.

«La morale nei libri non mi piace. Non voglio dire che le mie storie sono immorali. Ma i ragazzi riconoscono le prediche e le snobbano. Qualche volta, per essere divertente, devi sovvertire qualche messaggio tradizionale. Ma mi fido dei miei lettori e so che capiscono quando Greg sbaglia senza che glielo dica io».

Il commento più intelligente di un ragazzo ai Diari?

«Durante una firma-copie in Francia, un ragazzo ha detto a un giornalista d'essere sorpreso dal fatto che io fossi vivente».

Il commento più stupido di un adulto?

«Un tipo influente di recente ha affermato che Greg è malvagio. Invece no. Tutti commettiamo errori, ogni giorno: fa parte della crescita».

Come ha pubblicato il suo primo libro?

«Ho lavorato otto anni sulla prima Schiappa . La prima bozza era di 1300 pagine. Ne ho stampate dodici e sono andato alla New York Comic Convention a presentarmi. Un editore ha guardato la prima pagina, solo la prima. E ha detto che era esattamente ciò che stava cercando».

Che ci dice del progetto Plainville?

«C'era un grande magazzino abbandonato da vent'anni a Plainville, dove vivo. Proprio in centro. L'abbiamo comprato, buttato giù e usato i vecchi materiali per costruire un nuovo palazzo: una libreria con caffè. Porterà vita e una nuova identità per i residenti. Siamo eccitati di essere il fuoco di un cambiamento del genere».

Perché per lei il libro fisico è ancora fondamentale?

«Ci si connette meglio alle idee e alle storie con un vero libro in mano. Quel che i ragazzi consumano oggi viene in gran parte da schermi. Ma anche un libro è un meraviglioso oggetto tecnologico».

Perché un bambino dovrebbe leggere?

«I ragazzi che leggono tendono ad avere vite più felici e soddisfacenti. Vedono nuove prospettive e nuovi mondi. Ma, più di tutto, la lettura è divertimento. E non si può negare a un bambino la conoscenza di un piacere così semplice».

In Italia con Sfortuna neraè già ai vertici delle classifiche. Ha abbattuto il muro dei 150 milioni di copie vendute. Il creatore di Greg vuota il sacco


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